La nostra ottava RTO 2021-2022, svoltasi presso la “Sala Meeting” della Dacia Arena di Udine, non si sarebbe mai potuta aprire in una maniera migliore: i nostri 21 nuovi arrivati, giovanissimi e già attivi agli allenamenti, hanno ricevuto tutti gli elementi necessari per compiere presto il proprio esordio in campo.
A questi, e a tutti gli altri ragazzi e osservatori presenti in sala, è stato poi rivolto l’intervento di Mirko Zannier, Componente CAN D, dal titolo “Guida pratica per arbitri consapevoli”.
Un discorso che lo stesso relatore ha deciso di inaugurare partendo proprio dal concetto di “consapevolezza”: per lui, essere consapevoli significa interpretare la vera essenza dell’attività arbitrale, puntando perciò ad “essere”, piuttosto che a “fare” l’arbitro. È proprio sulla base di questa distinzione che si fonda la differenza tra coloro che ancora oggi, a distanza di molti anni continuano ad esser parte della nostra sezione, e coloro che invece hanno deciso di percorrere strade differenti.
Ma cosa significa “essere arbitri”?
Secondo Mirko, significa prima di tutto essere persone per bene, sia in campo che fuori, tenendo in considerazione che spesso i due ambiti sono molto più connessi di quanto pensiamo.
In tal senso, valori come correttezza, autenticità, inclusione, sincerità, morale, rispetto e dignità sono solo alcuni dei punti fissi che non dovrebbero mai essere persi di vista, al fine di trasportare nella nostra vita quotidiana ciò che questa attività ci insegna, diventando dunque degli “arbitri nella vita”.
Come per ogni percorso, anche questo necessita di tempo: in una società che viaggia a ritmi insostenibili, e in cui tendiamo a voler spesso troppe cose, tutto e subito, secondo il nostro relatore è fondamentale procedere a step, dandosi il giusto tempo per migliorare. Sbagliare è normale e importante, così come anche la nostra capacità di crescere e imparare.
Durante una crescita, spesso si va incontro ad alti e bassi, e ci si trova davanti a due parole, elementi chiave della società in cui viviamo.
La prima è “successo”, a rappresentanza di ciò che spesso sembra esser diventato l’obiettivo principale della nostra esistenza, in cui fin da piccoli entriamo nell’ottica della competizione, piuttosto che in quella della condivisione. È solo puntando tutto su noi stessi, adottando delle abitudini positive e preparandoci con costanza che possiamo parlare di “successo”.
La seconda parola è invece il suo contrario, il “fallimento”: un concetto che molto spesso facciamo fatica ad accettare, preferendo nascondere i momenti più difficili e le nostre sconfitte.
Ciò che è fondamentale, secondo Mirko, è trattare successo e fallimento esattamente alla stessa maniera, tenendo in considerazione che entrambi sono due momenti che saranno sempre presenti nelle nostre vite, senza definire però realmente chi siamo.
Infine, il suo augurio finale ai ragazzi in sala, un invito a vivere ogni giornata con entusiasmo e passione, cercando di migliorarsi prima di tutto per sé stessi, seguendo a tal proposito un’iconica frase di Rita Levi di Montalcini: “Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.”